Viene abbastanza spontaneo, una volta giunti in prossimità della fine di un anno, ripercorrerne i momenti più importanti. Per fermarsi un attimo, per riflettere.

Mai come quest’anno credo che ogni riflessione debba però partire dalla fine, da questi ultimi giorni di dicembre, ovvero i giorni del vaccino contro il Covid-19. Desideravamo tutti infatti, ed abbiamo anche provato a crederci, che giunti all’autunno la nostra quotidianità si sarebbe potuta nuovamente impossessare di qualcosa di simile alla normalità persa a marzo, ma tutto è stato disatteso e gli ultimi mesi dell’anno sono stati nuovamente mesi complicati, duri. Bui: dal punto di vista sociale, economico ed anche politico. E le difficoltà, senza precedenti, che abbiamo vissuto e che stiamo continuando a vivere sono l’effetto diretto di una serie di concause: provvedimenti governativi non di rado difficilmente comprensibili se non contradditori, comportamenti sbagliati di molte persone, visione deresponsabilizzata del nostro essere parte di una comunità, speculazioni messe in atto alla ricerco di consenso elettorale se non di mera e fugace visibilità personale.

Ma poi è arrivato il vaccino, ovvero quella che è e deve essere il punto di svolta verso il ritorno alla normalità. Perché in mezzo ad un dibattito che non sempre di rivela essere tale bensì bassa polemica in merito alla possibilità o meno di vaccinarsi, sono convinto che la scelta giusto sia una sola: vaccinarsi. Vaccinarsi tutti, appena possibile. Senza indugio, per il bene di tutti.

Non sono cieco davanti alle perplessità che leggo, ma davanti ai timori derivanti da teorie pseudo complottiste, mi sono fermato un attimo e, semplicemente ho riflettuto. Ho pensato che mi vaccinerò senza dubbio alcuno semplicemente perché mi fido. E non ho nessun bisogno, lo dico senza nessun timore, di leggermi libri di immunologia o virologia per potermi fidare: in primis perché anche se passassi i prossimi mesi a leggerne il mio livello di conoscenza non si avvicinerebbe minimamente a quello di chi ha indirizzato la propria vita in tal senso. E poi perché il riconoscimento del sapere altrui, e con esso la fiducia nelle altrui competenze, sono alla base, sostanzialmente, di tantissime decisioni, ogni giorno, che riguardano salute e salvaguardia della mia famiglia e mia. E, piaccia o no, è così per tutti, complottisti compresi.

Non ho mai chiesto di poter esaminare i progetti strutturali di tutti i ponti su cui passerò con l’auto, ma vi transito tranquillamente, ogni giorno. Non ho mai chiesto di verificare i progetti degli impianti antincendio, o di verificare la gestione del piano di controllo della legionella delle strutture ricettive presso le quali ho soggiornato, eppure ho viaggiato. Non mi sono mai posto il tema di quanto possano aumentare i miei enzimi epatici o di quanto potrebbe risultarmi faticoso respirare dopo l’assunzione di una tachipirina, eppure quando ho la febbre ce l’ho sul comodino.

Perché? Perché mi fido. E mi fido non per leggerezza, superficialità o, peggio, per chissà quali complicità. Bensì perché, semplicemente, credo nella nostra rete di competenze, controlli, accreditamenti e via dicendo. E, tornando al vaccino, perché i dati su malattie eradicate, sul confronto tra la qualità della vita di quei pezzi di mondo ove i vaccini sono accessibili a tutti e di quelli dove le campagne vaccinali di massa sono miraggi mi bastano. Abbondantemente.

Mi piacerebbe sapere di vivere in una comunità consapevole che si vaccinerà per scelta spontanea. Così non fosse ne auspicherò l’obbligatorietà.      

Ma il 2020 non è stato, per fortuna, solo pandemia, anzi. Tra le tante cose successe una, importante ma apparentemente non sostanziale, mi ha stimolato alcune riflessioni. Mi riferisco al provvedimento del Governo mediante il quale, nei mesi scorsi, sono stati riconosciuti supporti economici a determinate categorie, tra questi i famosi 600 euro agli autonomi. Dati, e nomi, alla mano è emerso che a presentare la richiesta per l’ottenimento di questo bonus siano stati anche esponenti politici nazionali e figure professionali di livello decisamente alto. Inevitabile, e giusto, che il dibattito pubblico abbia stigmatizzato questi episodi, ma valeva la pena, per onestà ed oggettività, non limitarsi unicamente agli strali contro la “politica”. Perché chi la politica la vive e la pratica a livello di base, chi ricopre, ad esempio, la carica di Consigliere Comunale in una piccola realtà non può in nessun modo essere posto sullo stesso piano di chi di politica vive, ricoprendo cariche politiche ed incarichi a livello nazionale. Un Deputato con le indennità che riceve per la sua carica ci vive, e bene. Un consigliere comunale di un paese piccolo con la sua indennità molto semplicemente non ci mangia, e per farlo lavora. Ecco la differenza.

E chi, dall’alto della sua carica nazionale o del suo reddito a 6 cifre, ha richiesto il bonus ha commesso due errori. Il primo l’ha commesso richiedendo di godere di un beneficio senza tenerne bisogno come si suol dire: ha sottratto risorse a chi invece di bisogno ne aveva. Ed un secondo, più grave: il nascondersi dietro alla legittimità della richiesta. Che davvero era tale, ovvero legittima, ma che ha, una volta di più, confermata l’innata predisposizione di molti a non andare, davanti ad una scelta, oltre il livello della mera legittimità. Perché non domandarsi se oltre che legittima una scelta sia anche opportuna significa essere dotati di un bassissimo livello di etica e di un elevato livello di mediocrità, e questo è sicuramente un problema. Anzi forse è il problema.

Lo scorso settembre siamo anche stati chiamati a votare per un referendum costituzionale unitamente, per molti, a diverse elezioni regionali. Previsioni confermate per il referendum e anche, sostanzialmente, nelle elezioni delle principali regioni coinvolte. Vittoria, netta, per il SI al referendum e tre regioni al cdx e tre regioni al csx. Con margini di vittoria, per i nuovi Presidenti, notevoli (in alcuni casi plebiscitari), segno che evidentemente i cittadini avevano ben chiaro a chi affidare la loro Regione per il prossimo quinquennio. E qui un paio di riflessioni politiche che guardano all’interno del nostro Partito.   

Personalmente mi sono schierato, pubblicamente, a favore del no. Argomentando la scelta e nel pieno rispetto, durante tutta la campagna referendaria, di chi, anche all’interno del nostro stesso Circolo e della nostra Comunità in generale ha palesato e sostenuto un’idea diversa. Il PD a livello nazionale si è schierato per il Si. E non c’ è nulla di sbagliato a che un Partito indirizzi, davanti ad un quesito referendario, i suoi iscritti ed i suoi elettori in una precisa direzione. Ma arrivare a farlo pochi giorni prima del referendum stesso e dopo che il dibattito interno al Partito era in corso da mesi con moltissime figure di spicco che si erano pubblicamente schierate (non poche a favore del No peraltro) è stata scelta difficilmente comprensibile e che mi ha lasciato perplesso. Alquanto. Non credo, non ho mai creduto, che la vittoria del SI potesse significare la morte della Democrazia o altre esagerazioni analoghe che invece nelle settimane precedenti il voto si sono ritagliate spesso uno spazio nel dibattito. Credo però che sia oltremodo necessario che il Paese si doti una Legge elettorale adeguata e che, soprattutto, consenta agli elettori di aver più peso specifico nell’individuazione dei candidati. L’esito delle Regionali di settembre mi ha anche portato ad avere una conferma, dopo l’elezione di Bonaccini lo scorso gennaio. Ovvero che se il nostro Partito si rendesse protagonista di una politica efficace, progettuale, fatta di contenuti di lungo respiro, lungimirante e puntasse sulla qualità e sulla competenza dei candidati anziché su algoritmiche elucubrazioni in merito ad alleanze da costruirsi a tavolino, probabilmente i risultati poi ci sorriderebbero. Perché mi pare che nell’unica regione dove ci siamo presentati alleati con i 5S si sia poi perso, o sbaglio?

Ho personalmente apprezzato che il Segretario dell’USM abbia anch’esso contribuito al dibattito pubblico in tema di referendum: credo infatti che chi viva attivamente la politica sul nostro territorio sia in qualche modo chiamato a dare il proprio contributo al dibattito pubblico anche sui temi nazionali. Non la pensano così evidentemente i vertici della Lega Molinella che su questo versante non mi pare abbiano minimamente partecipato. Probabilmente ritengono superflua una loro presenza in questo senso, probabilmente ritengono sufficiente, quale contributo al dibattito pubblico anche locale, la condivisine della comunicazione social creata a livello centrale a suon di card ed hashtag. Confidiamo in una loro partecipazione più attiva in futuro ma nel frattempo ce ne faremo una ragione, pazienza. Anzi #pazienza.

Decisamente più rilevante invece la loro decisione, uniforme al resto delle forze di opposizione, di votare contro alla variazione di bilancio posta all’ordine del giorno del Consiglio Comunale lo scorso 30 settembre atta a consentire di dare corso ad un piano di manutenzioni straordinarie alla nostra rete stradale per un importo complessivo pari ad 1.300.000 euro. Un piano di portata decisamente molto importante per il nostro paese. Sui social a ribadire il loro sostegno al piano manutentivo ma in Consiglio a votare contro: perché??

Da un’iniziativa dell’USM cui è seguito un confronto condiviso è invece emersa un’opportunità interessante per gli studenti di Molinella, ovvero quella di istituire alcune borse di Studio per i più meritevoli per un importo complessivo di poco inferiore ai 10.000 euro annui. E’ un’idea che ci è piaciuta, al cui miglioramento ed ampliamento volentieri ci sentiamo di contribuire. 

Come dicevo all’inizio non dal solo covid sono stati caratterizzati gli ultimi mesi: il lavoro, costante ed efficace, della nostra Amministrazione consentirà infatti a Molinella di avere Piazza Massarenti rimessa a nuovo, di avere un nuovo centro sportivo in via Andrea Costa e, ad Alberino, di vedere il centro storico al centro di un progetto di sostanziale rinascita.
È stato molto importante (e molto bello) vedere tanti cittadini alla presentazione ufficiale di questo progetto lo scorso 26 settembre. E spazio anche per la cultura ovviamente: ARTU ha portato a Molinella colore e bellezza e, con essi, valore. Grazie, anche per non aver pensato a questa iniziativa come ad un caso isolato: abbiamo già voglia di vedere i prossimi murales nel 2022.

C’è anche chi, nei mesi scorsi, ci ha salutato: Fioriso Sassatelli non è più con noi dallo scorso autunno. Non ho avuto il piacere, la fortuna e l’onore di conoscerlo personalmente, ma nella nostra comunità ci sono persone che, salutandoci, lasciano, a tutti, un enorme patrimonio di storia e memoria: ciao Foriso, fai buon viaggio.

E buon 2021 a tutti noi.

Roberto Paltrinieri
Segretario del PD Molinella