Ci sono diritti che ciclicamente tornano ad essere protagonisti del dibattito pubblico e, per la loro natura, quando capita solitamente è perché sono messi in discussione se non proprio sotto attacco.
Con l’aborto è, puntualmente, così.
E allora occorre parlarne, occorre stimolare continuamente il dibattito pubblico affinché non si perda di vista quello che è il punto centrale ovvero che l’aborto è un diritto. In Italia lo è dal 1978, per Legge.
Una legge importantissima che oltre a sancire il diritto per le donne di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza ribadisce, negli articoli 1 e 2, dei principi fondamentali.
Prima di tutto che l’interruzione volontaria di gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite e tutti, come comunità tramite lo Stato, le Regioni e gli Enti Locali, siamo chiamati a promuovere e sviluppare ogni iniziativa atta ad evitare che lo diventi. E poi il ruolo dei consultori affinché la scelta di abortire sia quanto più consapevole possibile.
Perché sono così importanti questi principi? Perché è fondamentale tenere sempre a mente che dietro ad ogni scelta di interruzione volontaria di una gravidanza ci sono storie, vite, drammi di persone e famiglie. E farlo deve servirci ad evitare che il tema dell’aborto diventi, in maniera vile, l’imposizione ad altri di convincimenti soggettivi o, peggio, bandierina ideologizzata o strumento di potere.
Che è invece ciò che sta accadendo oltre oceano.
Ho letto, da più parti in rete, che in fin dei conti la sentenza di questi giorni della Corte Suprema non rende mica illegale l’aborto. Semplicemente rimanda agli stati la facoltà di legiferare in tal senso.
Sublimazione dell’ipocrisia e perfetto viatico per aumentare a dismisura disuguaglianze sociali.
Dietro la sentenza c’era già la fila di leggi statali pronte ad entrare in vigore un attimo dopo, come poi è stato, totalmente antiabortiste. Leggi terribili che vietano l’interruzione di gravidanza a partire dalle 8 settimane – “heartbeat bill” – a prescindere: sei rimasta incinta perché vittima di uno stupro, magari incestuoso? Sei poco più che una bambina? Porti in grembo una vita senza alcuna possibilità che sia davvero tale? Eh beh, pazienza. La vita è sacra e la gravidanza la porti a termine.
Vabbeh ma una donna incinta che vorrà abortire potrà andare in un altro Stato a farlo, mi si dice.
Persone mediamente acculturate, con adeguate risorse economiche ed un robusto supporto familiare, psicologico ed emotivo forse, mi rispondo.
Tutte le altre a soffrire, arrancare, faticare mentre tentano di sopravvivere. Se ne saranno capaci.
L’importante è che ogni sera riflettano a fondo sulla sacralità della vita, magari mentre ascoltano la notizia di un’altra manciata di adolescenti uccisi a colpi di fucile in una scuola o dell’esecuzione sulla sedia elettrica di un detenuto.
L’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto ed i diritti vanno difesi non dati per scontati, ricordiamocelo.
Roberto Paltrinieri
Segretario del PD Molinella