Non c’è tema, non c’è sfera o ambito della vita delle persone che possa sfuggire ad un principio fondamentale e sempre vero: il reale è complesso. Tremendamente complesso.
E se è vero come è vero che l’unico modo per adoperarsi al fine di risolvere un problema è, prioritariamente, capirlo allora occorre mettere in campo un grande sforzo.
Il tema delle morti sul lavoro non è solo tremendamente complesso ma è anche tremendamente drammatico ed il primo e più importante sforzo cui non possiamo (nessuno: lavoratori, forze politiche, sindacati, imprese, enti) in nessun modo esimerci volendo affrontare questo problema è tenerne il dibattito ed il confronto lontani da ogni possibile forma di deriva ideologica.
Voler risolvere un problema ideologizzandolo è già di per sé una scelta che non condivido in linea di principio, farlo con un tema delicato come questo lo trovo inaccettabile. Ideologizzare un problema significa e comporta, inevitabilmente, banalizzarlo e ridurlo a logiche di semplice contrapposizione.
Non c’è nulla di banale nella vita di quelle tre persone che ogni giorno (ogni giorno!) escono di casa per andare al lavoro ma non fanno rientro a casa la sera perché, lavorando, muoiono così come non c’è nessuno spazio per individuare soluzioni ad un problema o anche solo per creare spunti di riflessione da mettere a disposizione del dibattito pubblico se il campo è occupato da parti contrapposte a prescindere (contrapposizioni tra chi poi? Tra imprese e lavoratori? Tra lavoratori e sindacati? Tra sindacati e Imprese? Tra imprese ed enti preposti ai controlli? Tutti contro tutti?).
Il campo va invece sgombrato da ogni pulsione meramente rivendicativa, riempito con tutti gli elementi che concorrono a fare del tema della sicurezza sul lavoro un problema (e che al tempo stesso ne rappresentano anche la soluzione) con la consapevolezza necessaria per poter, come unico traguardo che rappresenti la soluzione del problema, raggiungere l’equilibrio tra tutti gli elementi e le parti in causa (Imprese, lavoratori e loro rappresentanti, le coercizioni normative, i consulenti, gli enti preposti al controllo).
Chi può farlo? E come?
Tutti noi possiamo farlo, anzi dobbiamo: partecipando al dibattito con il fine di capire, di porre quesiti e non dispensando verità assolute (che non esistono, non foss’altro per via della complessità del reale di cui sopra).
Restare, come forze politiche, a contatto con la realtà del quotidiano, impegnarci per capire la natura ed i motivi di ciò che accade, difendere la qualità del dibattito pubblico facendo e divulgando cultura, come principio e nel merito.
Perché non c’è, e non può esserci, chi vince e chi perde: finché si morirà sul lavoro continueremo a perdere tutti.
Roberto Paltrinieri
Segretario PD Molinella