In questi giorni durante i quali in tantissimi ci siamo fermati in osservanza ai decreti che si sono succeduti per rendere il più efficace possibile la lotta al coronavirus, non tutti hanno potuto farlo.
Oltre ovviamente a tutte le strutture sanitarie e al relativo personale, diversi altri servizi hanno mantenuto la piena operatività perché comunque necessari alla comunità in giorni così critici. Tra questi anche il servizio di trasporto pubblico.
Ne parliamo con Massimiliano Bosi, autista TPER.
– Massimiliano innanzitutto come stai vivendo sul piano personale queste settimane di emergenza?
Sono in regime di quarantena fiduciaria da qualche giorno. Non ho sintomi particolari se non un violento raffreddore causato probabilmente dai pollini, ma il mio medico non ha voluto rischiare, valutando anche i rischi a cui può esporre il mio lavoro. Ma ho vissuto l’atmosfera di questa emergenza e penso che farò in tempo a riviverla.
– Con quale spirito hai vissuto le tue giornate lavorative?
Non manco da molto: ho vissuto i giorni della grande sottovalutazione, subito dopo la chiusure delle scuole, vissuta come una inaspettata vacanza da molti ragazzini (e genitori, purtroppo) sino alla percezione della gravità dei fatti in virtù di decreti rigidissimi e dati quotidiani terribili.
– Si insiste molto sulla necessità di rispettare le varie ordinanze, in primis ci si appella quotidianamente a tutti i cittadini richiamandoli a stare in casa. Tu che svolgi un lavoro costantemente sulle strade, che percezione hai di ciò?
Proprio in virtù di decreti rigidissimi e di dati quotidiani terribili, oggi il rispetto delle regole è la regola. Con pochissime eccezioni, ma forse paghiamo un conto alla superficialità sociale iniziale.
– Qual è a tuo avviso lo stato d’animo preponderante nelle persone? Paura, rassegnazione, o prevalgono voglia e convinzione di farcela?
Ho notato in genere un garbo più generoso nei confronti degli autisti, qualche “grazie” in più, che non guasto. Lo stato d’animo è sospeso per me, come credo per tutti quando ci si confronta con l’ignoto oscuro; la malattia e la sua cura oggi, le conseguenze economiche e sociali domani. Un passo alla volta però.
– Immaginiamo che stando tante ore alla guida di un mezzo pubblico sia tutt’altro che rara l’interazione diretta con i tuoi passeggeri. Adesso come si fa? Vengono rispettate le distanze di sicurezza?
Sono pochissime le domande rivolte all’autista, mentre prima erano infinte. Ora sono sempre più rare e perlopiù urlate dalle retrovie e riportate a staffetta dai passeggeri. I bus hanno visto da subito una riduzione progressiva dei passeggeri e oggi tutte le disposizioni sono rispettate. Non si entra dalla porta anteriore dei mezzi, ove previsto è stata vietata la bigliettazione a bordo e i passeggeri sono confinati oltre 1 metro alle spalle del posto guida. Vorrei precisare inoltre che da settimane l’azienda ha attivato un puntuale piano di distribuzione quotidiana dei materiali di protezione e prevenzione (guanti, mascherine, gel) a cui gli autisti possono attingere ogni giorno.
– Ti sei trovato nelle condizioni di vivere momenti difficili durante la tua giornata di lavoro?
Ho vissuto alla guida una sorta di preoccupazione crescente, giorno dopo giorno, evidente nella progressiva diminuzione dei nostri passeggeri e nel loro inconsueto silenzio, questo sì. Ma difficoltà particolari pratiche no, assolutamente, anzi con un traffico meno opprimente si respirava e guidava un po’ meglio.
– Ha riscontrato atteggiamenti irresponsabili da parte di qualche passeggero?
Ho avuto un caso, agli albori della crisi, di “tossitore mitomane”: un corpulento ragazzotto che si sforzava di tossicchiare sul bus senza averne esigenza, anche e soprattutto nei pressi del mio posto. Ha preso male con me, perché la mia allergia ai pollini produce effetti più efficaci e realistici. Questo per dare un’idea della stupidità e delle sue vette.
– È percepibile, tra i passeggeri, la disponibilità verso chi magari può trovarsi in difficoltà, magari motoria, o tende a prevalere la paura?
Diciamo che la stupidità di cui parlavo prima è però compensata abbondantemente da ordinari gesti di cortesia e disponibilità soprattutto nei confronti di chi ha più bisogno di aiuto in generale e del mezzo pubblico in particolare: anziani, disabili, persone fragili e sole che in una grande metropoli non sono rarità, anzi.
– E alla fine della tua giornata con quali motivazioni riesci a pensare a quella che andrai ad iniziare il giorno dopo?
Per queste persone anziani, disabili, persone fragili e sole, spesso gli autobus sono l’unica possibilità di spostarsi per le loro esigenze e per ogni bus serve un autista: equazione semplice per ripartire il giorno seguente.
Grazie Massimiliano, per il tempo che ci hai dedicato e per quello che continui quotidianamente a dedicare alla comunità.