Quello che sta accadendo in Medio Oriente, in particolare nella Striscia di Gaza, continua a rappresentare una delle crisi umanitarie e politiche più gravi e complesse del nostro tempo. Ed è proprio nei momenti più tragici che è indispensabile ribadire alcuni principi fondamentali.
Israele è uno Stato democratico e sovrano che ha pieno diritto di esistere e di difendersi dagli attacchi esterni. Questo diritto alla sicurezza e alla legittima difesa è inalienabile, così come lo è per ogni altro Stato democratico. Ma questo diritto non può trasformarsi in licenza di commettere crimini. Nessuna democrazia può rimanere tale se, nel nome della sicurezza, viola sistematicamente i diritti umani e il diritto internazionale.
Le azioni condotte dal governo guidato da Benjamin Netanyahu, in particolare gli attacchi indiscriminati su Gaza, la punizione collettiva dei civili palestinesi, il blocco umanitario e le gravi violazioni documentate da organizzazioni internazionali, rappresentano atti che vanno denunciati per ciò che sono: crimini. Crimini che qualificano chi li ordina e li esegue. Occorre una netta, inequivocabile opposizione a queste pratiche, da parte della comunità internazionale, dei governi democratici e dell’opinione pubblica globale.
Al tempo stesso, è fondamentale affermare con chiarezza che i palestinesi hanno diritto all’autodeterminazione, a vivere in uno Stato sovrano, libero, sicuro. Ma la lotta per uno Stato palestinese non può e non deve essere delegittimata o confusa con l’azione di Hamas.
Hamas non rappresenta il popolo palestinese. È un’organizzazione terroristica, riconosciuta come tale da molti Stati e istituzioni internazionali, che opprime i palestinesi coinvolgendoli nel conflitto. Hamas è un ostacolo alla pace per Israele, ma è anche un ostacolo alla libertà e ai diritti civili per i palestinesi. Non bisogna, quindi, commettere l’errore di sovrapporre Hamas ai palestinesi.
L’unica strada che può rappresentare una via d’uscita, l’unica speranza di interrompere l’odio intergenerazionale che da decenni avvelena la vita di milioni di persone, è la soluzione “due popoli, due Stati”. Uno Stato per Israele, uno Stato per la Palestina. Entrambi sicuri, sovrani, riconosciuti e rispettati nei confini e nei diritti.
Per arrivarci, oltre alla volontà concreta di tutte le parti in causa, servono coraggio, diplomazia e un forte impegno della comunità internazionale nella mediazione. Ma soprattutto, è fondamentale mettere fine ai crimini commessi contro i palestinesi: sarebbe un primo, indispensabile passo verso una soluzione giusta e duratura.