Il lento declino della Socialdemocrazia molinellese, orba di leadership e in mano alle mille correnti. E dopo un anno, agli interrogativi sulle prospettive future, fa capolino il dubbio che il duo Rovatti/Giorgi sia già al capolinea.

Continuiamo e continueremo ad occuparci con attenzione dello stato di salute della storica Socialdemocrazia molinellese: lo facciamo con lo spirito deferente di chi riconosce a questa forza una grande tradizione locale nell’aver incarnato per lunghi tratti un impianto valoriale legato a doppio filo con la storia del nostro paese.

E, seppure da avversari politici (non nemici, almeno per parte nostra), non possiamo che continuare a lamentare la mancanza di un’interlocuzione che non ha più motivo di essere, accertati come fatti storicizzati il lento incedere del tempo che tutto appiana e che qualche considerazione e analisi politica ci consegna nel “qui e ora”, come nel futuro prossimo.

Dobbiamo dire che abbiamo guardato alla “nuova” dirigenza socialdemocratica (anche se chiamarla nuova, ci pare un eufemismo) con l’attenzione che è dovuta ad un potenziale interlocutore. Su questo tema Lorenzo Gualandi e Marco Calcinai si sono già espressi, con chiarezza e lucidità, nell’editoriale dell’ultimo numero di “Molinella a Confronto”.

Ebbene, ricapitolando brevemente: ci furono le aperture del PD al mondo socialdemocratico , questo discorso non diede i suoi frutti, la sconfitta della Socialdemocrazia locale alle elezioni amministrative ed un timido tentativo di avvicendamento di quella classe politica.

Di Fabrizio Rovatti, nuovo ma usato segretario della Socialdemocrazia, nonché già segretario delle Organizzazioni Operaie Autonome, molto si è detto e molto si è discusso. Tra cui il timore che fosse, come poi la realtà ci sta mostrando a ogni piè sospinto, un segretario di seconda o terza battuta, dietro a figure meno appariscenti ma ben più pesanti come Giorgio Giorgi innanzitutto, e Massimo Mota poi.

Di Giorgio Giorgi da Borgo Leone di Romagna (un non-molinellese quindi) si potrebbe tentare un ritratto se non altro per far capire la grandezza shakespeariana del personaggio: vero uomo forte della Socialdemocrazia molinellese, proveniente da terra straniera, comanda lui oggi, beneficato un tempo dalla benevolenza di un “eterno Martoni” ormai all’epilogo. Carattere falstaffiano, ferocemente anticomunista in quel di Romagna, scaltro, forgiato nell’agone politico della Socialdemocrazia e del Sindacato di quel lembo di terra rubizzo e ruvido che sta tra Bologna e il mare, teorico alla Mattei che gli estremisti possano essere usati come taxi alle volte, ha messo in piedi la linea del non-dialogo con l’amministrazione.

Contrapposizione pubblica che si vorrebbe forte, ricompattamento di un mondo diviso, e trattative private con chi comanda veramente a Molinella (il Sindaco, of course) per garantire un mondo fragile, salvando le apparenze.

Una teoria che trova il plauso dell’Alvaro Recoba del mondo socialdemocratico, “potrei essere il migliore ma mi applico il giusto”, quel Massimo Mota che fu lanciato da Martoni ma che poi di strada nel mondo cooperativo ne ha fatta con le sue gambe e le sue capacità.

Come finirà? In lacrime temiamo. Ma mica solo per loro. Per il paese, prima di tutto.

Con un segretario da “mercato di riparazione” che va ripetendo a ogni piè sospinto che a Molinella è tutto “sotto il suo controllo” e che “pian piano riavremo l’Amministrazione ”, mentre i suoi lo smentiscono girato l’angolo (e già immaginiamo i dinieghi, che arriveranno puntualmente e per primi da chi si riconosce nell’identikit del detrattore) la Socialdemocrazia locale non andrà molto in là.

Non basta un cappello, per fare Napoleone. E certi comportamenti ci dicono di più sulla debolezza del carattere, oltre che della linea politica.

Perché un problema di linea politica, come dicevamo, c’è tutto: prima o poi si dovrà addivenire ad un dibattito serio, sui temi che ci sono sul tavolo.

Continuare a pensare di parlarsi alla bisogna, negli angoli bui e nella penombra su questioni di bottega, ma predisponendosi poi a una linea di rottura totale in pubblico, non è serio. Una cosa esclude l’altra, a voler essere persone di buon senso.

C’è un comune da amministrare in tempi di crisi, i tempi moderni ci obbligano ad una riflessione approfondita su ciò che unisce il paese, per poterci presentare al di là del ponte di San Martino con una comunità più forte, anche in virtù dei grandi mutamenti delle istituzioni sovracomunali (Città Metropolitana) di cui siamo protagonisti, ci piaccia o meno e legge alla mano.

Rovatti, se è capace, compatti il suo mondo e stia dentro al confronto, prima che il tempo stringa e non si faccia dettare la linea da questo o da quello. Magari in tempo utile, prima che i suoi, con un colpo di mano, lo facciano capitolare al prossimo congresso (come già si mormora).

Noi, siamo sempre qui.

La segreteria del Partito Democratico di Molinella