Qualche giorno fa, intervistato durante una manifestazione, il Segretario Generale della FIOM, Maurizio Landini ha dichiarato che questo governo (l’esecutivo di cui la principale forza è il PD) non ha il consenso delle persone oneste.
Non è stato un lapsus. Sicuramente questa dichiarazione, a posteriori, se la sarebbe volentieri evitata lui stesso. E’ stato l’impeto del momento. Il problema è che nella sostanza Maurizio Landini ha detto quel che pensa. Commettendo un’ingenuità, è vero, ma sancendo definitivamente il divorzio tra il partito che esprime le istanze del riformismo e del progressismo attualmente in Italia, il PD, ed il Sindacato che nel corso della storia ha accompagnato il percorso della sinistra: la CGIL.
Sui limiti della sinistra italiana ci siamo spesso soffermati, anche su queste pagine. Penso sia ora di fare una seria analisi sulla situazione del sindacato dei Di Vittorio, Lama, Trentin.
La CGIL ha perso negli ultimi 20 anni il contatto con le nuove generazioni: non ha saputo portare avanti una singola istanza che mirasse a comprendere e proteggere il numero di giovani che entravano nel mondo del lavoro con miriadi di contratti, contrattini, collaborazioni che li escludevano da tutele, protezioni, contributi.
Non è quindi riuscita a interpretare la società attuale, impegnandosi ogni giorno di più nella conservazione dello status quo. Si è fatta forte dei propri numeri, della tutela dei tempi indeterminati e dei pensionati. Ma cosa serve avere un contratto a tempo indeterminato se l’azienda chiude? Cosa serve avere, in proporzione ai propri iscritti, il 53% delle tessere provenienti dallo SPI se quando viene fatta una delle riforme più cruente del sistema previdenziale (la Fornero) ci si volta dall’altra parte e si fa finta di niente?
La verità è che oggi la CGIL non sciopera contro la riforma del Lavoro del Governo Renzi: sta scioperando per mantenere quella fetta residuale di potere di veto dentro i meccanismi del potere italiano. E’ una lotta per la sopravvivenza di un meccanismo, non è una lotta a tutela dei lavoratori. Questi ultimi, sono molto più nei pensieri del PD, che lega la riuscita della sua azione di governo ad una ripresa economica ed occupazionale.
La CGIL quindi si sta facendo partito nell’accezione più negativa del termine: un’entità che lotta per il potere, che scommette sullo sfascio del paese per mantenere intatte le proprie prebende. Anche le formule, che abbiamo sentito mille volte, sono trite: la retorica dei “padroni” (che in realtà di fanno in quattro per tenere aperte le fabbriche), gli “autunni caldi”, gli scioperi “selvaggi” fatti sempre prima di un ponte per gonfiare i numeri, il “milione” di “lavoratori” in piazza San Giovanni (che poi sono duecentomila, spesso messi insieme con pensionati e curiosi). E l’insopportabile doppia morale di chi crede sempre di essere nel giusto, mentre il resto del mondo sbaglia.
Fa bene il Governo a tirare dritto. Lo dico a nome dei molti iscritti, simpatizzanti, elettori e volontari che sperano che questo esecutivo ce la faccia. Che questo Paese ce la faccia. E non sarà certo Landini a insegnarci cos’è l’onestà. Lo sappiamo tutti noi molto più di lui, che abbiamo lavorato di più di qualche anno senza poi ritirarci ad una comoda vita da sindacalista.
P.S. Fa impressione vedere il nuovo segretario della Uil, Barbagallo, appiattirsi sulle posizioni di Landini. Ci chiediamo cosa ne pensano i molti iscritti di questo sindacato, figlio della tradizione riformista, socialista e repubblicana, di fronte a questo innaturale cedimento al radicalismo, in cambio di poco più di un briciolo di visibilità. Il tempo passa per tutti, si sa: alcuni invecchiano peggio di altri.
Stefano Mantovani