Chiusa la fase delle consultazioni con le altre forze politiche, il PD di Molinella decide di presentarsi alle amministrative con un suo candidato Sindaco.

Avremmo voluto un esito diverso. Siamo convinti che la ripresa a Molinella è possibile, ma necessita dell’apertura di una fase nuova della politica locale, una fase che veda tutte le potenzialità presenti in campo “giocare con la stessa maglia” contro il declino, l’isolamento, la recessione.

Avevamo in mente un accordo politico tra simili, tra forze riformiste e civiche, forze radicate sul territorio, ma anche portatrici della capacità di fare squadra con gli Enti del governo sovra­ comunale. Un perimetro molto preciso che individuava nel PD, nell’Unione Socialista Democratica Molinellese e in Molinella Civica i possibili protagonisti di quell’accordo.

Eravamo consapevoli del fatto che un accordo di quel tipo non avrebbe portato ai contraenti benefici di tipo elettorale: in politica due più due non arriva mai a fare quattro, ma eravamo convinti che avrebbe potuto rappresentare un grande vantaggio per Molinella.

Abbiamo lavorato sodo per questo: abbiamo rinnovato profondamente il nostro Partito, nelle persone e nelle idee, abbiamo sconfitto l’idea che ci voleva esclusivamente “alternativi”, a Molinella, ai Socialdemocratici, proponendo una chiave di lettura diversa della politica e della realtà locali. Abbiamo rinunciato a facili e scontate alleanze con la sinistra radicale proprio per non ricadere in schemi logori e inconcludenti.

Purtroppo tutto questo non è bastato: hanno prevalso paure e tentennamenti, ha prevalso l’atteggiamento solito di chi, questi accordi, li valuta tenendo sotto il naso i dati delle precedenti elezioni cercando di capire quanto si guadagna con “questi” e quanto si perde senza gli “altri”.
Seguendo questa logica, sono cominciate ben presto manovre tendenti a “forzare” il perimetro di partenza per allargarlo a forze politiche che, a nostro avviso, non sono né simili, né riformiste, né particolarmente radicate sul territorio. Così come ci siamo dichiarati indisponibili a far parte di un ipotetico “listone” che aveva come unico collante l’opposizione ai Socialdemocratici (un’idea che circolava intorno al mese di ottobre dello scorso anno), altrettanto facciamo adesso, rifiutando di aderire ad un insieme di forze troppo diverse fra loro, il cui unico scopo è quello di perdere il minor numero di voti possibile.

Non è questa la fase nuova che avremmo voluto aprire, al contrario, ai nostri occhi tutto questo si configura come la solita vecchia politica, la politica della palude, delle ammucchiate, quella vecchia politica fallita agli occhi del mondo nel novembre del 2011 e ancora incapace di rinnovarsi, nonostante il passaggio elettorale del febbraio scorso. Quasi certamente ora comincerà il gioco delle attribuzioni di responsabilità, il gioco del cerino acceso. Ancor prima che cominci vogliamo dire una cosa: dall’ottobre scorso, dal nostro congresso, noi stiamo dicendo le stesse cose, stiamo portando avanti quanto dichiarato nella nostra mozione congressuale. Anche a costo di passare per gente che “non sa fare politica”. Se saper fare politica significa cambiare versione ogni volta che ci si incontra, oppure avere in privato posizioni diverse da quelle espresse pubblicamente, allora sì, è vero, non sappiamo fare politica…ma nemmeno ci interessa di imparare. 

Valentino Calori
PD Molinella