Non è una cosa banale salutare.
Ho scritto e cancellato un mucchio di tentativi di iniziare questa lettera: suonava troppo pomposa, troppo farisaica, troppo noiosa, troppo banale. Non mi veniva fuori niente di buono, il che è terribile quando stai cercando di dire grazie a qualcuno.

Poi, come Woody Allen in quella scena stupenda che è l’inizio di Manhattan, sono arrivato a capire che spesso basta essere semplici, senza troppi giri di parole. Dirla come ti viene.

Da martedì sera non sarò più il segretario del Partito Democratico di Molinella.

E chisseneimporta, si potrà giustamente rispondere.
Bhé, a me importa, e qualcosa devo pur dirlo.

Non è stata una decisione facilissima, perché è difficile staccarti da qualcosa a cui tieni, che è stato molto importante per te.

Le motivazioni fondamentali sono due. La prima è semplice: il tempo. Lavoro e situazioni personali me ne concedono sempre di meno, ed è fondamentale che a guidare un partito siano persone che possano dedicargliene, altrimenti la qualità di quel che si fa si riduce drammaticamente.

La seconda va spiegata un po’ meglio.

E’ stato un percorso bellissimo e divertente, iniziato quasi per gioco. Era la fine del 2013, e si iniziava a respirare un’aria frizzantina. Un giovane sindaco di Firenze diceva cose in cui ancora credeva, che condividevano in tanti, e sembrava ci sapesse fare. C’era voglia di cambiamento, fuori e dentro il Partito Democratico, in Italia come a Molinella, e un amico in gamba mi chiese di dargli una mano a rifondare la sezione locale del partito e ad affrontare le elezioni comunali del 2014.

Era una sfida abbastanza inverosimile, con altissime probabilità di fallimento e con la necessità di esporsi in un periodo storico in cui chi fa politica, nelle classifiche di gradimento, sta un gradino sotto i rapinatori: come fai a rifiutare?

E così, insieme ad altri ragazzi nuovi in questo mondo, mi trovai a conoscere personaggi incredibili come Stefano, Valentino, Daniele, i due Massimi, Taxi, Martino e tanti altri. Gente che, nonostante fosse nel partito da una vita, lasciò la palla a un gruppo di ragazzi e mi buttò subito nella mischia, portando con sé un po’ ovunque un ragazzotto venticinquenne e chiedendogli di dire la propria anche quando ci si incontrava con persone che governavano questo paese da anni e anni.

Quel che successe da lì a poco è cosa nota, su cui non voglio dilungarmi troppo perché lo abbiamo già fatto tante volte: alla fine quelle elezioni nel 2014 le abbiamo vinte davvero, Dario ha iniziato sul serio a fare il Sindaco e ha chiesto a me di diventare segretario. Abbiamo tutti lavorato per vincerle di nuovo, e ci siamo riusciti.

Ma non voglio che questa lettera suoni auto celebrativa. I risultati sono importanti, fondamentali, ma alla fine quello che ti resta è il percorso che fai per raggiungerli, e quello che lasci a chi viene dopo. Sono entrato in punta di piedi, con l’entusiasmo di un cinno e una curiosità esagerata. Ho conosciuto tante persone in gamba, che sono diventate amiche, e seriamente è stato molto più quello che ho ricevuto di quello che ho dato.

Ho imparato molte cose, ma ci tengo ad evitare i noiosissimi elenchi: finirei per banalizzarle.
Mi limiterò a ringraziare i miei compagni di viaggio per avermi insegnato l’importanza di ascoltare, ma anche di fare filtro.
Il disprezzo per la retorica.
L’importanza di provare a lasciare le cose un pochino meglio di come le hai trovate. Il non delegittimare a prescindere le idee di chi non la pensa come te. L’antica arte di non prendersi mai davvero sul serio e quanto sia vitale sdrammatizzare tutto con una gran risata. Quanto possa essere divertente servire alla festa dell’Unità (e, da alcuni avventori, quanto la fame ci renda nervosi).

Quanto sia fondamentale l’amicizia, e quanto aiuti a metter da parte molte cose.

Ho imparato soprattutto che è stupido nutrire ambizioni spicciole, fini a se stesse. Non ci si deve affezionare alle cariche, non si deve pensare che siano queste a misurarci ed è importante farsi da parte quando è il momento. Lo fecero con noi i “veterani” di questo partito, ed è giusto che ora siamo noi a farlo.

Tra quattro anni Dario non sarà più Sindaco, deciderà cosa fare da grande e con il suo secondo mandato si chiuderà di fatto una piccola epoca. Saranno trascorsi dieci anni, che in fin dei conti sono un sacco di tempo. Si aprirà un’altra epoca, ed è giusto che a prepararla siano fin da ora le persone che vorranno e dovranno viverla.

In questi ultimi anni sono entrate nel partito tante persone nuove che non erano con noi nel 2013 quando tutto questo ha avuto inizio, e che quindi non corrono il rischio che è proprio di chi ha aperto un ciclo fortunato: leggere la realtà che ti circonda con gli stessi schemi che in passato ti hanno portato fortuna.
Le situazioni cambiano, si modificano, evolvono, e vanno guardate con occhi freschi.

Oggi in prima linea c’è un bel gruppo, con persone capaci, affiatate, entusiaste, che hanno già partecipato alle ultime elezioni locali (e qualcuno c’era già anche a quelle del 2014). A guidarle sarà Roberto Paltrinieri, una persona che, oltre ad essere estremamente intelligente, preparata e leale, ha due doti fondamentali per essere un buon segretario: sa ascoltare, e sa fare sintesi.
Sono certo, e lo dico senza nessunissima finta modestia, che sarà un segretario migliore di quello che sono stato io, e questo mi rende molto più facile l’idea di fare un passo di lato.

E quindi niente, non mi restano che i ringraziamenti. Di nuovo, voglio evitare gli antipatici elenchi (anche perché coi nomi è tra l’altro pericolosissimo). Il mio grazie va a chi mi ha coinvolto in quel 2013, a chi si è fatto coinvolgere insieme a me, a chi ha partecipato alle segreterie e ai direttivi, a chi dopo si è fermato a bere una birra, a chi ci ha dato una mano da fuori pur non essendo iscritto, a chi ci è stato avversario leale, a chi ci ha dato fiducia in questi anni, ai volontari delle feste e a chi ha sempre tenuto aperta la sede (a loro vanno anche le mie scuse: negli ultimi mesi sono stato un segretario decisamente assente).

Che poi giorno ripenserò a questi anni come a uno dei periodi più belli della mia vita. Non c’è modo più forte per riempire di significato la parola grazie.

Con questo messaggio lascia la carica di Segretario del Partito Democratico di Molinella Marco Calcinai. Rimarrà a darci una mano, compagno di viaggio come è stato negli ultimi sette anni.

Da parte di tutto il partito, che si ritroverà il 18 febbraio per eleggere il nuovo Segretario una parola solo, per questi anni incredibili e inaspettati: GRAZIE.