Nella corsa delle Primarie vince Bonaccini contro Balzani ma il vero protagonista è l’astensione dal voto.
Scriviamo queste righe a seggi appena chiusi mentre si stanno delineando i risultati delle Primarie del centrosinistra, svoltesi con lo scopo di individuare il candidato alla Presidenza della Regione Emilia Romagna. Le elezioni istituzionali si terranno a Novembre, con alcuni mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato, viste le dimissioni anticipate del Governatore Errani.
Il risultato di oggi è nettamente favorevole a Stefano Bonaccini, ex segretario regionale del Pd emiliano, che con qualcosa di più del 60% dei voti si impone sullo sfidante Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì, che si ferma ob torto collo a poco meno del 40%.
I votanti, mai cosi pochi nella storia delle primarie, sono stati più o meno 58.000 in tutta la regione. Qualche considerazione a mente fredda.
La vittoria di Bonaccini era in larga parte prevedibile e prevista. L’unica variabile era la quantità della vittoria e l’affluenza alle urne con cui questa sarebbe stata certificata (ma su questo torneremo in seguito). Quando si può disporre del sostegno di una grandissima parte della dirigenza locale sui vari territori, in una competizione con le caratteristiche di queste Primarie (e soprattutto in una contesa in cui i candidati non erano riconoscibili a livello nazionale) si parte notevolmente avvantaggiati. Bonaccini aveva il sostegno della gran parte della dirigenza (che non è, ovviamente, una colpa), Balzani no. Molto del risultato dipende da questo.
Questa situazione è stata determinata da alcune questioni che si sono via via definite nella brevissima campagna elettorale (e anche in precedenza): se Roberto Balzani rappresentava certamente un punto di rottura forte con la gestione Errani, i contorni di Bonaccini erano più sfumati. Aveva la necessità di tenere insieme un po’ di nuovo con il vecchio mondo. Ha pagato in termini percentuali, ora viene la sfida di far funzionare questo assetto dentro dei meccanismi amministrativi.
Si è molto discusso, giustamente, della più bassa affluenza della storia delle primarie in Emilia Romagna. Francamente non c’è da stupirsi: Errani si è dimesso in seguito ad una questione giudiziaria che speriamo si risolva positivamente in Cassazione. C’è stata un’insopportabile melina sulle candidature da parte dei candidati stessi, con alcune conferme all’ultimo minuto e alcune defezioni (Matteo Richetti), a seguito di un inchiesta che ha riguardato sia Richetti, che si è ritirato, sia Bonaccini che poi ha corso, e vinto.
Siamo naturalmente garantisti su questo sito, e auspicare che le posizioni di entrambi possano venire stralciate dall’inchiesta sui rimborsi regionali è doveroso (come pare in effetti stia succedendo): è un eufemismo dire che questa situazione ha concorso a demotivare l’elettorato dal versare l’obolo di 2 euro per decidere il candidato presidente.
Detto questo, c’è da dire che la situazione si è chiarita solo a pochi giorni dalle votazioni, con poco tempo per fare informazione, campagna elettorale, confronto sui temi: gli iscritti, i militanti e gli elettori del Partito Democratico emiliano romagnolo meritavano sicuramente di più, e ce l’hanno fatto capire.
C’è anche un problema di legittimazione di un candidato (questo indipendentemente da chi ha vinto) che è stato espressione di una consultazione sicuramente fallimentare: adesso c’è un grande lavoro (con i nostri migliori auguri) per Stefano Bonaccini, che dovrà rimotivare un ambiente saturo in vista delle Regionali.
Servirà come sempre un grande impegno e infinita pazienza.
N.B. A Molinella hanno votato 186 persone. Un’affluenza bassa in linea con il calo provinciale e regionale. Chi ha organizzato queste primarie in pochi giorni non si è stupito, si era captato il distacco degli elettori da temi che sentono molto lontani. E francamente non hanno tutti i torti. Qui, in leggera controtendenza, ha vinto Balzani con 98 voti (52,6%) contro gli 88 di Bonaccini (47,4%).
La redazione