Strategie Culturali per Salvare un Paese dal Tramonto Perpetuo.
di Alice Cesari / Consigliere Comunale Delegato alla Cultura
C’è un aspetto tragico e serale della nostra civiltà millenaria, contenuto già nella parola stessa occidentale, che descrive il suo destino: il tramontare. Pensava questo Oswald Spengler nel 1922, ma leggerle ora quelle parole non suonano poi così trascorse.
Se usciamo dalla tragedia ed entriamo nella realtà con una mera una riflessione economica, basta pensare alla natura sadica del capitalismo, che in tempi di crescita ha portato intere società dal piacere del consumo, alla colpa del debito, e la conseguenza di questa parabola tramontante è che tutti coloro che non appartengono all’oligarchia del capitale, sono costretti a soggiacere alla colpa del debito. Questo è consistito in un impoverimento valoriale, culturale: nessun dibattito, nessun progetto. La cultura è divenuta un fatto tecnico, non una generica aspirazione.
«L’Italia ha solo due risorse che potranno salvarla: il territorio, equiparabile al paradiso terrestre, e il patrimonio culturale che rivaleggia con quello del mondo intero non in quantità ma in qualità.»
Parte da qui Emanuele, Presidente Fondazione Roma, per affrontare l’analisi del rapporto tra impresa e cultura, tra arte e finanza, aprendo ad Altavilla Vicentina i lavori del convegno “Arte Impresa: idee d’impresa che valorizzano il patrimonio artistico” del Rotary Club Vicenza Berici e Convivioitalia.
Chi scrive costituisce una piccola e giovane parte di una classe dirigente non abituata alla dirigenza, per molto tempo spettatrice di scelte che hanno reso la nostra città un luogo in cui il sole ha sempre solo tramontato. Un luogo in cui l’autoreferenzialità è stata assenza di futuro. Noi ora siamo quel futuro di ieri, siamo il presente di oggi. Siamo un presente che si è dovuto costituire altrove, la cui identità è stata esotica, delocalizzata rispetto a quella locale. Noi siamo stati un presente che a Molinella risultava inattuale, ma che oggi è più attuale che mai. Siamo un presente che non vuole più agire secondo ideologia senza futuro, chiusa nella propria autoreferenzialità, bensì secondo un sistema valoriale, un’etica di responsabilità. La presa di coscienza di questo status è stata gravosa, e si propone ora una ricostruzione dell’identità culturale locale, senza la volontà di aggiudicarsi qualcosa, senza la volontà di scalzare il passato, ma piuttosto applicando un approccio conoscitivo al nostro stesso passato culturale. Se il passato vuole produrre conseguenze deve essere profondamente compreso dalla sua attualità, deve venire sempre riscoperto, svelato nuovamente e intimamente sentito.
Quello su cui si sta lavorando per il Comune di Molinella è la riprogettazione dell’identità coordinata per tutti gli enti dediti alla cultura (Auditorium, Biblioteca, Scuola di Musica, Torre Civica), in modo da poterli valorizzare nelle rispettive peculiarità, e rilanciarli con una relativa strategia comunicativa. L’Auditorium non sarà solo sede performativa, verrà infatti messa a punto una nuova pannellazione per accogliere un nuovo allestimento didecato all’esposizione d’arte. Nell’individuazione di risorse si sta predisponendo la partecipazione a bandi regionali ed europei, e in quest’ottica può essere vincente una sensibilizzazione ad un apprendistato nel fare cultura, sul principio di una cultura condivisa e fruibile.
Incomincia infatti con il Teatro il progetto di riqualificazione e rilancio delle strutture dedicate alla cultura: nell’ottica di un graduale e prospettico rinnovamento della proposta culturale si è predisposta una chiamata a tutte le organizzazioni teatrali attive sul territorio. Questo è stato il momento finale di una lunga ricerca, incontri e confronti con professionisti del settore, che ci hanno aiutato nella concezione di una nuova proposta culturale calibrata sul territorio. Si è ritenuto prioritario avviare un processo di definizione di un linguaggio comune nella progettazione e gestione di un bene pubblico, per avviare una ricostruzione di identità e senso di appartenenza. In quest’ottica diventano strategici progetti di carattere laboratoriale, di scambio e contaminazione di esperienze e generazioni diverse. L’idea è di non incoraggiare la scelta di pacchetti pre-confezionati di prodotti teatrali, molto spesso lontani fra loro, figli minori di prodotti televisivi troppo spesso espressione di una pessima cultura nazional popolare. Se l’anima della forma simbolica-teatro consiste nel raccontare, rappresentare, evocare ed esorcizzare, con un rapporto diretto, sia temporale che spaziale, fra attore e spettatore, si è pensato di incoraggiare la sperimentazione del teatro contemporaneo, in un costante confronto con la tradizione e la storia.
«Siamo lieti dell’Art Bonus – ha concluso Emanuele riferendosi al decreto Franceschini – condividiamo l’introduzione del manager della cultura accanto ai signor no che sono i soprintendenti e finalmente è arrivata l’autonomia dei musei. Ma dobbiamo riformare la scuola e se non facciamo un intervento economico a favore della cultura e se non diamo reale possibilità agli imprenditori di fare della cultura un vero asset di ripresa economica al pari della ricerca scientifica e dell’innovazione, è soltanto una battaglia che perderemo».
Nell’augurarsi che arrivi un plotone di imprenditori interessati ad investire nella cultura, a Molinella abbattiamo le barricate e piuttosto gettiamo ponti, se le battaglie si giocano fra rapporti di forza ora è quanto mai necessario comprendere che la forza sta nella relazione. Siamo chiamati con urgenza, serietà, responsabilità, a reinventare il mondo, le istituzioni, i legami. Ma mentre si danza.
Alla fine è sempre un plotone di soldati a salvare la civiltà.
(O. Spengler, Il Tramonto dell’Occidente, 1918)
Gira tutt’intorno la stanza, mentre si danza.
(F. Battiato, Voglio vederti danzare, 1981)