VISIONI E SOLUZIONI: CHIEDIAMOCI PERCHE’

Partiamo dai fatti: abbiamo perso. Anzi no, non abbiamo perso: abbiamo perso male.

E non è la stessa cosa e provando a chiedermi il perché mi sono trovato a riflettere su due ordini di problemi, uno di principio ed uno di merito.

Abbiamo impostato la nostra campagna elettorale reggendola tutta sulla differenza di visione del mondo che esiste, ed esiste eccome, tra noi e la destra, consentendo così all’intero nostro messaggio di identificarsi, agli occhi ed alle orecchie degli elettori, unicamente con l’enfatizzazione di questa differenza.

La nostra visione del mondo è, ovviamente, la diretta emanazione dei nostri valori e dei nostri principi che sono stati, sono e devono assolutamente continuare ad essere gli argini del nostro cammino e della nostra proposta. Ma per l’appunto ne sono gli argini, non possono essere altro.

Ed avere questi argini, pur essendo condizione necessaria, non è di per sé anche condizioni sufficiente.

Perché all’interno dei nostri argini valoriali c’è la necessità di creare un fiume. Di idee, proposte, soluzioni: concrete, certe, percorribili, sostenibili, efficaci. Che puoi produrre solo se hai ben chiaro un progetto di breve, medio e lungo periodo. Figlio a sua volta di un’identità credibile ed autorevole. 

Non si scappa, sempre qui sta il nodo.

Ad un Paese, il nostro, storicamente orientato verso il centrodestra abbiamo detto, allo sfinimento, che l’unica cosa giusta da fare era votare contro la destra.

A tutti, in un periodo storico che ci vede costretti a sostenere il peso di due anni di pandemia, di un’inflazione ormai a due cifre, di una guerra sotto casa, di costi energetici oltre il sostenibile abbiamo detto che il pericolo più vero e più grande è quello del fascismo.

Alle imprese abbiamo detto che a chi, da Ministro di un Governo a guida PD, ha dato il via ad Industria 4.0 abbiamo preferito, quale alleato, chi sostiene che occorra abolire i jet privati.

A chi, giustamente, teme inverni freddi e difficili a causa della crisi del gas abbiamo saputo dare risposte che definire ambigue è poco anche solo sul tema del rigassificatore di Piombino.

Ma davvero ci meravigliamo di aver perso?

Però abbiamo parlato di diritti. Che non sono solo importanti, sono sacrosanti, sia chiaro. Ma, in queste settimane di campagna elettorale durante le quali ho avuto la possibilità di parlare con molte persone ed imprese, ascoltandone preoccupazioni, aspettative, critiche, due cose credo di averle capite.

La prima è che peggio di un lavoratore senza lavoro c’è solo un lavoratore senza lavoro cui vai parlare dei suoi diritti di lavoratore anziché spiegargli quali siano le tue idee per fare di nuovo prosperare il lavoro.

E la seconda è che tra bollette quintuplicate o decuplicate e l’inflazione quasi al 10% c’è che teme di non riuscire a dar da mangiare alla propria famiglia tre volte al giorno, c’è chi teme di restare al freddo e c’è chi teme entrambe le cose. Chi ha paura del fascismo non l’ho trovato: probabilmente sarò stato sfortunato.

Se dopo questa sconfitta la nostra analisi si concentrerà sull’elettorato che non ci ha capiti, sulla perdurante demonizzazione del cosiddetto Terzo Polo, sull’assoluta necessità di allearci con i 5S o magari sui banchetti non fatti in quella strada, in quella piazza o in quel paese (aspetto ancora che qualcuno mi dimostri, dati alla mano, quanti voti sposti, nel 2022, un banchetto in piazza) una cosa sarà senz’altro certa: non avremo capito granché di questa sconfitta.

Anzi, ce n’è un’altra di cose certe: perderemo ancora. 

Roberto Paltrinieri
Segretario del PD Molinella