di Roberto Paltrinieri
Tra i tanti effetti delle restrizioni di questi giorni uno mi è parso particolarmente importante, ovvero lo spazio che si è venuto a creare nel nostro tempo, così invece saturo di eventi, persone, voci fino ad un attimo fa.
Ma gli spazi vuoti non sono destinati a rimanere tali: non ce la facciamo noi a mantenerli, non ce la fanno loro a restarlo.
Pensieri e possibilità di riflettere sono probabilmente la materia prima che più abbonda per riempire il nostro tempo ed una cosa personalmente mi appare chiara già da ora. Una volta alle spalle i giorni dell’emergenza non saremo più gli stessi, indipendentemente da quanto ne sapremo essere consapevoli.
Ma non mi riferisco solo all’aspetto più prettamente emotivo: credo invece che usciremo da questo periodo cambiati oggettivamente nel modo con cui vivremo la nostra quotidianità, sia essa quella delle nostre relazioni familiari, affettive o professionali. O anche il nostro modo di vivere e pensare l’attività politica.
Perché volenti o nolenti saranno anche le coordinate di riferimento che guideranno le nostre scelte e le nostre valutazioni a cambiare insieme a noi.
Sarà la nostra capacità di essere consapevoli di ciò a fare la differenza. È un po come se, prima del coronavirus, avessimo avuto una torcia, tenuta in mano ed orientata, per illuminarlo, sempre sullo stesso obiettivo. Domani quella torcia sarà ancora nelle nostre mani ma avrà un’inclinazione, e quindi una traiettoria, diversa da quella di prima ed illuminerà tutt’altro rispetto a ciò che eravamo soliti vedere.
Capirlo sarà importante ma, parafrasando il linguaggio matematico, sarà condizione necessaria ma non sufficiente.
La differenza la farà la nostra capacità di vedere ciò che la nuova traiettoria della luce illuminerà. Tenessimo immutato l’orientamento del nostro sguardo vedremmo solo buio.
Ed avremmo sprecato una grande opportunità.
[…] di cambiamento in relazione al dopo coronavirus. Io stesso, profondamente convinto di ciò, ne ho scritto qui non più tardi di qualche giorno […]