di Enrico Lazzari
Noi sportivi abbiamo una concezione del tempo strana e molto soggettiva.
Nello sport a livello agonistico, come l’atletica nel mio caso, lo scandire dei secondi è la variabile fondamentale con cui ti rapporti durante ogni allenamento e soprattutto al momento della gara. Ogni volta cerchi di limare qualche secondo al tuo record personale e solo quando finalmente, dopo tanti sforzi ci riesci, i sacrifici sono stati ripagati e ti assale un senso di felicità.
Hai un obiettivo quotidiano che ti martella tutti i giorni della settimana: la gara della domenica che ti permette di far passare velocemente le giornate. Chiudi gli occhi al lunedì sera e li riapri che è già domenica mattina.
Ecco quando per forza maggiore il gareggiare ti viene tolto a causa della cancellazione delle gare, il tempo si ferma.
Prima del 21 febbraio avevo la sensazione di stare percorrendo una maratona in cui ero ben allenato, i km si stavano susseguendo rapidamente e il record personale era a portata di mano.
La soddisfazione sarebbe stata enorme perché, parliamoci chiaro, allenarsi per una maratona ci vuole tempo, tanto tempo e tanta volontà perché nell’atletica niente ti viene regalato, ma “ Te lo regali da solo”.
Ma come in tutte le gare di resistenza la crisi è sempre dietro l’angolo e molte volte ti prende in modo inaspettato.
Ecco il covid-19 rappresenta proprio il momento di crisi per il nostro maratoneta amatoriale o professionista che sia.
Sei al trentaduesimo km e le gambe si fanno pesanti, il fiato corto e il tempo non passa più.
Provi a mettere un passo alla volta davanti a te cercando di percorrere i km che ti mancano, un po’ come trascorrere queste giornate in casa senza poter far quello che fino a un mese fa potevi fare tranquillamente e i giorni sembrano non passare mai.
La nostra crisi nelle giornate odierne è la non possibilità di poter trascorrere le nostre giornate al parco, davanti a un bar aperto, uscire con gli amici di abbracciarli o lavorare con tranquillità in mezzo alla gente perché si ha paura.
Ma tutte queste limitazioni imposte alla nostra quotidianità sono le maltodestrine, i carboidrati che riusciamo ad assumere durante un rifornimento che ci permettono di incamerare l’energia necessaria per continuare la nostra corsa.
È la nostra benzina per sconfiggere il senso di pesantezza che ci avvolge le gambe e che non ci permette di arrivare alla finish line.
Noi stiamo correndo oltre che per abbattere il nostro record personale anche per la nostra società di appartenenza per renderla orgogliosa di noi perché noi non molliamo.
Ecco la nostra squadra oggi è L’ITALIA, perché noi stiamo correndo per lei, per il nostro senso di comunità che ci deve aiutare nello spirito ad affrontare tutti i giorni come fossero gli ultimi km della nostra maratona, perché la nostra gara la stiamo percorrendo.
Le prossime settimane saranno i km fondamentali quelli che ci permetteranno di completare il nostro percorso in modo dignitoso se rispetteremo le regole oppure facendo una fatica “bestia” e odiando ogni km che percorreremo.
Ma sono sicuro che durante il tragitto troveremo dei compagni di squadra, i nostri concittadini, che ci aiuteranno e ci tireranno i km finali per tagliare assieme il traguardo.
Perché non c’è soddisfazione più grande di completare una maratona sconfiggendo la crisi.